Mitili, incontro tra Comune, Asl e Cnr

TARANTO – Oramai siamo nell’ordine di un incontro al giorno. Quest’oggi sarà il turno dei tecnici dell’ASL, del CNR e del Comune di Taranto, che dovranno discutere di come dipanare una matassa sempre più ingarbugliata. Non per i mitilicoltori, che anche nell’incontro di ieri con il sindaco Stefàno, hanno ribadito come l’unica soluzione possibile per loro sia una e una soltanto: ovvero la revoca totale dell’ordinanza n.1989 dello scorso luglio emessa dal Servizio Veterinario della ASL TA, con la quale venne ordinato il blocco del prelievo e della movimentazione di tutti i molluschi bivalvi vivi del primo seno di Mar Piccolo. Decisione che può essere presa soltanto dall’ASL/TA, che però non è assolutamente convinta di percorrere questa via.

Il timore, infatti, è sempre lo stesso: che il livello di contaminazione da diossina e PCB nei mitili possa superare da un momento all’altro la soglia fatale dei 6,5 picogrammi, limite massimo consentito in base alla variazione del Regolamento (CE) N. 1881/2006, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio. Evento già verificatosi la scorsa estate con l’arrivo del primo caldo e che portò alla famosa ordinanza. Per questo motivo, venerdì scorso il tavolo tecnico istituito per la “valutazione e gestione del rischio per la presenza di PCB e Diossine negli allevamenti e negli alimenti nella provincia di Taranto”, riunitosi a Bari negli uffici della Regione, presso l’Assessorato alle politiche della Salute, ha provato ad indicare una via alternativa: ovvero conferma dell’ordinanza, ma possibilità di movimentazione del prodotto del I seno entro e non oltre il 30 giugno 2012.

Il tutto sotto vincolo sanitario e, previa deroga della succitata ordinanza, lo spostamento dovrà avvenire nelle aree già classificate del II seno e di Mar Grande (presso la “Secca della Tarantola”, sito però giudicato altamente inquinato dall’ISPRA in un documento ufficiale dell’agosto del 2010) per il successivo finissaggio; inoltre, il prodotto potrà essere commercializzato previa verifica dei parametri di sicurezza alimentare previsti per i molluschi bivalvi vivi espletati dalla ASL. Dunque, nonostante le analisi sui campioni prelevati dallo scorso agosto alle ultime di aprile (arrivate proprio in occasione del tavolo di venerdì), tranne per un campione di quelle dello scorso novembre, abbiano sempre dato esito negativo in merito al superamento del limite di contaminazione da diossina e Pcb, non si torna indietro.

Ma i mitilicoltori non hanno alcuna intenzione di spostare il prodotto in altre aree: vuoi per una questione di ulteriori costi che un’azione del genere comporterebbe, vuoi perché in contemporanea dovrebbero spostare i loro impianti nello specchio d’acqua di Mar Grande, in un’area di 369.000 metri quadrati, prospiciente il lungomare, individuate dal Comune e dal Centro Ittico. Il tavolo tecnico ha infatti rinnovato la decisione di trasferimento del seme presente nel I Seno nelle aree individuate dal Comune di Taranto in Mar Grande “nelle more della necessaria classificazione”, che ricordiamo durerà la bellezza di sei mesi, il tempo necessario per capire se Mar Grande è idoneo o meno ad ospitare gli allevamenti: il bello è che nessuno ha sin qui dichiarato cosa accadrà qualora la classificazione non andasse a buon fine.

Spostamento obbligatorio, visto che il tavolo ha anche intimato la rimozione totale degli allevamenti del I seno al fine di consentire le attività di risanamento ambientale dell’area. Ma anche in questo caso dalle cooperative dei mitilicoltori è arrivato un secco no: nessuno ha infatti intenzione di spostare impianti storici in Mar Grande, visto che la suddivisione delle aree ha già creato non pochi attriti tra le varie cooperative, oltre a comportare la messa a bilancio di investimenti non previsti e non sostenibili. I mitilicoltori preferirebbero che fossero individuate le aree più critiche del I Seno del Mar Piccolo (come ad esempio quella nella vicinanze del ristorante “Il faro”), in modo tale da evitare la coltivazione del seme in zone a rischio contaminazione.

Insomma, la questione s’ingarbuglia ogni giorno di più. Ed in attesa che le associazioni di categoria vengano convocate dal Prefetto, quest’oggi i tecnici di ASL e CNR dovranno provare in tutti i modi a indicare una soluzione possibile al Comune di Taranto, che intanto lunedì ha ottenuto dal governatore Vendola la promessa dello stanziamento di fondi per aiutare i mitilicoltori a spostare gli impianti e gli allevamenti in Mar Grande. Per questo motivo il presidente della Regione ha incaricato alcuni tecnici di valutare i termini della fattibilità di una tale operazione e nel caso quali capitoli di spesa riservare (ci piacerebbe sapere però che fine ha fatto il bando regionale per l’assegnazione dei fondi FEP, di oltre un milione di euro, a cui avrebbero dovuto accedere i mitilicoltori dotati di licenza regolare).

Ciò detto, il tempo è sempre meno: il prodotto va infatti venduto entro il mese di luglio, altrimenti seguirà la stessa destinazione del 50% della produzione del 2011: ovvero il forno dell’inceneritore dell’AMIU, con un danno economico quantificato in due milioni di euro. Ultima nota a margine: finalmente, anche il Sindaco si è accorto del paradosso di questa storia. Dichiarando che è assurdo che i mitilicoltori debbano pagare, non solo economicamente, per un danno non prodotto da loro. Forse è arrivato il momento di andare a bussare alla porta della Marina Militare, tanto per dirne una. O no?

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 30 maggio 2012) 

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