Ilva, c’è diossina in quei sacchi fumanti? Esposto alla Procura

TARANTO – Cosa accade nella zona dell’impianto di agglomerazione Ilva? Cosa contengono le polveri che si sollevano da enormi sacchi bianchi? Le misure di sicurezza vengono rispettate? Sono le domande poste da Alessandro Marescotti, Fabio Matacchiera e Angelo Bonelli, candidato sindaco di cinque liste civiche, dopo aver proiettato le immagini di un servizio trasmesso lo scorso 9 marzo dal programma Tv7 (Rai Uno). Il video sarebbe stato girato nell’impianto di agglomerazione, quello che ospita il camino E-312, tristemente famoso per le emissioni di diossina. In più fotogrammi si notano sacchi bianchi dal quale fuoriescono polveri e una pala meccanica che raccoglie il materiale per scaricarlo su un camion scoperto. Ma cosa c’è in quei sacchi? Il timore è che possa esserci diossina. Per questo i tre ambientalisti stanno presentando un esposto alla Procura della Repubblica.
«Queste immagini presumibilmente sono state girate da alcuni operai – ha dichiarato Matacchiera in conferenza stampa – l’area sembra essere quella degli elettrofiltri, alla base del camino E-312». Nell’esposto si denuncia quanto appare nel filmato: “Appaiono vistose dispersioni di polveri da grandi sacchi bianchi le cui fattezze sembrano corrispondere ai “big bag” utilizzati negli elettrofiltri dell’impianto di agglomerazione. I “big bag” potrebbero contenere polveri con diossine». A preoccupare è quindi la gestione di tali sacchi: “Dal filmato si evince chiaramente che il contenuto è ancora in evidente fase combustiva, a tal punto che gli stessi sacchi, rompendosi, liberano polveri grigio scure – è quanto si legge nell’esposto – la circostanza più grave deriva dal constatare che questi “big bag”, una volta lacerati, disperdano il loro contenuto senza che venga adottata alcuna misura di sicurezza adeguata».

In base a informazioni raccolte dagli ambientalisti, nel siderurgico si sarebbero già sviluppati dei fenomeni di combustione dei sacchi per la presenza di carbone attivo, sostanza utilizzata per abbattere le emissioni di diossina. Notizie ovviamente da verificare. C’è poi un altro capitolo interessante. In base alla perizia prodotta dagli esperti incaricati dal gip Todisco nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento Ilva e alle indagini di Arpa Puglia, la matrice delle diossine trovate nei terreni contaminati e nel bestiame abbattuto, è  simile a quella delle diossine provenienti dagli elettrofiltri.

«Se i nostri sospetti relativi al filmato venissero confermati – ha sostenuto Marescotti – avremmo la prova visiva che nell’area elettrofiltri si verificano emissioni diffuse e fuggitive, pericolose sia per chi lavora nello stabilimento che per l’ambiente circostante, anche a distanza di chilometri. Le uniche emissioni consentite, infatti, sono quelle convogliate dai camini». Da parte del candidato sindaco Bonelli è arrivato l’appello alla Magistratura affinché faccia piena luce sulla vicenda. «Le immagini fanno temere che gli operai non lavorino nel rispetto della 626 (normativa sulla sicurezza). C’è il rischio, quindi, che respirino sostanze pericolose per la loro salute». Una preoccupazione che era stata avanzata qualche anno fa da Biagio De Marzo. In un esposto aveva chiesto lumi su quanto avveniva nell’area elettrofiltri senza ricevere, però, alcuna risposta.

Alessandra Congedo (dal Corriere del Giorno del 3 maggio 2012)

 

 

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