Interpellanza su Ilva, la risposta del ministero dell’Ambiente e la discussione in aula

Parlamento amianto uranio
TARANTO – E’ stata discussa giovedì scorso (15 marzo) l’interpellanza parlamentare urgente presentata da Bratti e altri, rivolta al ministero dell’Ambiente, che aveva per oggetto gli ultimi sviluppi riguardanti l’inquinamento Ilva. Riportiamo di seguito il resoconto della discussione in aula.
PRESIDENTE. L’onorevole Mariani ha facoltà di illustrare l’interpellanza Bratti ed altri n. 2-01400, concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione agli sviluppi delle indagini sulle emissioni di sostanze pericolose ed inquinanti da parte dello stabilimento Ilva di Taranto (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, in data 2 febbraio 2012 il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Taranto, dottor Sebastio, ha inviato una lettera al Ministro interpellato, al presidente della regione Puglia, al presidente della provincia di Taranto, nonché al sindaco del comune di Taranto, allo scopo di segnalare gli sviluppi dell’indagine avviata nei confronti dei responsabili dell’impianto siderurgico di proprietà dell’Ilva.
L’indagine ha ad oggetto gravi ipotesi di reato in danno della comunità, quali il disastro doloso e/o colposo, l’avvelenamento di terreni e sostanze alimentari, il danneggiamento aggravato, nonché remissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, a cui si aggiungono numerose violazioni della normativa in materia di inquinamento atmosferico.
La comunicazione del dottor Sebastio riporta che il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Taranto ha ammesso un importante incidente probatorio, disponendo una consulenza tecnica multidisciplinare, avente ad oggetto la ricostruzione dei fatti e le possibili conseguenze negative degli stessi sulla salute degli operai dello stabilimento e anche dei cittadini e delle popolazioni che vivono nei centri limitrofi allo stabilimento.
In tale procedimento, tutte le autorità destinatarie della lettera rivestono la qualifica di parti lese, ma la cosa che vogliamo rilevare attraverso l’interpellanza e anche sottolineare nell’interlocuzione con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare fa riferimento alle responsabilità delle istituzioni e degli enti chiamati in causa, anche in conseguenza delle parole che il procuratore ha voluto sottolineare nella sua missiva.
Cito un tratto della sua lettera, che richiama, di fatto, che: «gli elementi fin qui accertati possono e debbono essere valutati dagli enti diretti destinatari di questa comunicazione, i quali sono titolari di specifici poteri-doveri di intervento in materia di tutela dell’ambiente e, soprattutto, in materia di tutela della salute ed incolumità delle persone».
Questo richiamo del procuratore, unitamente alla presentazione di una prima perizia, cui ne seguirà un’altra entro la fine del mese che riguarda gli aspetti più propriamente sanitari, richiede un’ampia discussione – in questi mesi vi è stata grande preoccupazione; sia i lavoratori sia i cittadini della città di Taranto lo sottolineano e ne richiamano l’emergenza – e una collaborazione molto più stretta tra gli enti deputati alla tutela ambientale e alla salute.
In questo senso, il richiamo prima e le richieste di chiarimenti che oggi ci accingiamo a rivolgere al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare riguardano specificamente le competenze del Ministero in riferimento alla tutela ambientale e al riconoscimento di ogni azione ulteriore che debba essere fatta per accertare, chiarire e anche verificare se ogni parametro, rispetto alla dovuta cautela che deve essere garantita, sia stato osservato.
Dalle numerose indicazioni che ci provengono sia dalle relazioni che finora sono state lette sia dal materiale che abbiamo avuto a disposizione grazie alle audizioni svolte presso la Commissione bicamerale che si occupa degli illeciti sui rifiuti, laddove sono stati auditi i rappresentanti della procura e delle istituzioni locali, abbiamo avuto modo di conoscere in maniera più dettagliata anche le parti delle perizie già a disposizione, che, in qualche modo, distinguono sia la parte che fa riferimento alla bonifica del territorio, che richiama anche il passato, la necessità di verificare quello che è accaduto nell’arco degli anni, in un ampio spazio dedicato a quel sito industriale, sia la parte che fa un riferimento molto netto all’analisi delle emissioni, eventualmente patologiche (dobbiamo poi riuscire a definire quale sia stato il livello, eventualmente, anche delle emissioni non regolari), che, da un certo momento in poi, non molto lontano nel tempo, si è iniziati a monitorare con regolarità.
In questo senso, la distinzione è stata fatta nei documenti portati a conoscenza del Parlamento ma anche nelle perizie che abbiamo avuto modo di vedere, proprio per significare anche uno sforzo, in qualche modo, perché all’interno delle sollecitazioni fatte dalle istituzioni all’azienda si pervenisse ad un miglioramento del sistema delle emissioni anche rispetto al rischio di inquinamento dell’aria. Il richiamo viene fatto direttamente al Ministero dell’ambiente – ciò non diminuisce la responsabilità e la necessità di un serio monitoraggio e di una seria verifica anche da parte delle istituzioni regionali, penso all’ARPA della regione Puglia e comunque a tutti gli organismi competenti – per l’importanza di quest’area industriale di notevoli dimensioni che occupa direttamente oltre 15 mila operai e che ha sicuramente uno spazio importantissimo nell’economia di quella regione; ciò anche perché il Ministero dell’ambiente può disporre della perizia e avvalersi della collaborazione di agenzie per la tutela e il monitoraggio ambientale dei territori e può anche, come dire, attingere e verificare se, all’interno della responsabilità per la bonifica dei siti industriali, per quanto riguarda appunto la bonifica delle aree in passato inquinate, vi possano anche ricadere misure particolari da adottare per risolvere un problema importante che, in questo momento, preoccupa molti cittadini e le istituzioni e non deve rimanere un problema né con ombre né con ambiguità. Noi abbiamo a cuore sia la tutela della salute che la tutela dell’ambiente, in un territorio che ha pregi indiscussi. Quello che oggi vogliamo sapere dal Ministro dell’ambiente e conoscere fino in fondo – anche rispetto alle azioni future nonché al richiamo delle responsabilità che viene fatto e alla necessità di collaborazione più stretta, più attenta e anche più continua con quel territorio – è quali siano appunto le iniziative urgenti che intende assumere a seguito di queste segnalazioni, naturalmente in doverosa – lo sottolineo – collaborazione con l’autorità giudiziaria e gli enti territoriali. Ci domandiamo anche – questo è l’elemento che richiama più direttamente, se ve ne fosse bisogno, ma penso di no, la responsabilità del Ministero dell’ambiente – se vi siano mutate condizioni rispetto a quelle che nell’agosto 2011 condussero il Ministro dell’ambiente a concedere l’autorizzazione integrata ambientale per quello stabilimento. Sono trascorsi pochi mesi e naturalmente i cittadini si interrogano sull’attualità ancora di quella autorizzazione e sulla validità delle verifiche svolte ed è molto importante che, da questo punto di vista, si sgombri ogni dubbio circa la responsabilità sulla loro salute e sulla tutela dell’ambiente.
Colgo l’occasione, signor sottosegretario, per sollecitare una maggiore incisività del Ministero dell’ambiente – questo non riguarda solo il tema dell’area industriale dell’Ilva ma in generale il tema di tutte le aree industriali da bonificare e di molte aree SIN che nel nostro Paese ancora attendono azioni incisive, sia in termini di destinazione di risorse ma anche in termini di risoluzione di problemi oggettivi per la caratterizzazione dei materiali – e per chiedere a questo Governo una maggiore ed incisiva azione per dare risposte definitive ad un argomento che, in questo momento, paralizza molte aree industriali del nostro Paese (aree che hanno necessità di riconvertirsi, seppur in un momento di crisi economica industriale non indifferente) e che comunque possono costituire anche elementi di rilancio, per quelle aree, di avvio di serie e responsabili azioni per il ripristino della normalità, sia dal punto di vista ambientale che della salute. In questo senso riteniamo che investimenti seri e azioni definitive, nel rispetto – come dicevamo questa mattina riguardo ai temi della Campania – della verifica e dei controlli della salute e della tutela, possano fornire una risposta concreta a quei cittadini e a quelle aziende serie che, nei territori italiani, vogliono continuare ad investire e a dare lavoro e occupazione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’ambiente e la tutela del territorio e del mare, Tullio Fanelli, ha facoltà di rispondere.
TULLIO FANELLI, Sottosegretario di Stato per l’ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in risposta all’interpellanza urgente n. 2-01400 dell’onorevole Bratti ed altri, si forniscono i seguenti elementi di risposta. La procura della Repubblica di Taranto, a seguito delle risultanze di un prolungato monitoraggio effettuato dal Reparto NOE di Lecce, ha inquisito i vertici aziendali dell’ILVA, Emilio e Nicola Riva, nonché i dirigenti del locale stabilimento per disastro doloso e/o colposo, avvelenamento di terreni e sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, il danneggiamento aggravato, il getto e lo sversamento di sostanze pericolose, nonché la violazione della normativa in materia di inquinamento ambientale.
In conseguenza di ciò, il GIP ha disposto una consulenza tecnica multidisciplinare per l’espletamento di due perizie: l’una epidemiologica sulle emissioni dello stabilimento, l’altra concernente gli effetti dell’esposizione ambientale ed occupazionale sulla morbosità e mortalità della popolazione di Taranto e del suo hinterland. La complessa situazione ha, tra l’altro, indotto il procuratore della Repubblica ad indirizzare, lo scorso 2 febbraio, al Ministero dell’ambiente, alla regione Puglia, alla provincia ed al comune di Taranto, una missiva in cui, nell’illustrare la delicatezza della vicenda, ha sensibilizzato ciascuno all’esercizio delle rispettive competenze. La prima perizia, oggetto di incidente probatorio svoltosi lo scorso 17 febbraio, ha evidenziato, al momento degli accertamenti effettuati dagli organi di controllo e con riferimento alle emissioni di diossine, benzo(a)pirene, PCB e polveri minerali, il mancato rispetto delle procedure previste dalla normativa nazionale e regionale. Inoltre, nella maggioranza delle aree e/o delle fasi di processo, è risultata una emissione di inquinanti superiore a quella che avverrebbe in caso di adozione da parte della ILVA delle BAT (Best available technology) con la performance migliore come stabilito dal BREF.
La seconda perizia, depositata il 1o marzo, sarà oggetto di incidente probatorio il prossimo 30 marzo; agli esperti, nominati dal tribunale di Taranto, sono stati rivolti tre specifici quesiti riguardanti le patologie, i decessi ed i ricoveri annuali riconducibili alle emissioni inquinanti, nonché l’impatto delle medesime sulle patologie croniche. Entrambe le perizie hanno avuto una ulteriore risonanza sull’opinione pubblica, alimentando le preoccupazioni già diffuse nella popolazione e sollevando proteste da parte delle associazioni ambientaliste. Il Ministero dell’ambiente, acquisite le perizie, ha provveduto ad inoltrarle alla Commissione istruttoria per l’AIA-IPPC al fine di verificare se esse contengano effettivamente elementi di novità tali da giustificare l’avvio del riesame del provvedimento di Autorizzazione integrata ambientale già rilasciato.
Al riguardo, è opportuno precisare che gli elementi, contenuti nelle citate perizie, che hanno destato preoccupazione nella procura, non riguardano tanto le sostanze che compongono le emissioni dell’impianto (già ben note e tipiche dell’attività condotta), quanto gli effetti sull’ambiente e sulla salute determinati dalle quantità e modalità di rilascio degli inquinanti. In merito all’aspetto sanitario, il sindaco di Taranto ha provveduto, in esito alla segnalazione del procuratore della Repubblica, ad emanare un’apposita ordinanza con prescrizioni a carico dell’ILVA, ritenendo sussistenti le condizioni di eccezionale ed urgente necessità della salute pubblica e dell’ambiente, senza peraltro esercitare la facoltà di richiedere (come espressamente previsto dalla legge in tali casi) il riesame dell’AIA ministeriale.
L’ARPA Puglia, con nota del 1° febbraio 2012, ha reso noto un distinto e diverso studio riguardante i risultati del monitoraggio diagnostico del benzo(a)pirene a Taranto; alla luce di tali elementi il presidente della regione Puglia ha inviato una lettera al Ministro Clini, con nota del 5 marzo 2012, con la quale ha richiesto l’avvio del riesame dell’AIA rilasciata.
In seguito a tale richiesta, il Ministro, tempestivamente, ha convenuto di programmare un incontro con il presidente della Regione Puglia ed il sindaco di Taranto per esaminare congiuntamente la situazione e concordare le iniziative da adottare, tra cui il riesame dell’AIA, incontro che si è svolto nella giornata di ieri, 14 marzo 2012 a Bari. Il Ministro Clini, il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, hanno concordato di avviare il riesame complessivo dell’AIA rilasciata il 4 agosto ultimo scorso per lo stabilimento dell’Ilva di Taranto sulla base delle «BAT Conclusions» per il settore siderurgico, conclusioni recentemente pubblicate sulla Gazzetta ufficiale europea in esito ad una decisione della Commissione europea. Gli obiettivi prioritari prefissati sono l’inquinamento da polveri sottili e quello da idrocarburi policiclici aromatici, cercando soluzioni che siano compatibili con la continuità produttiva e con la riqualificazione e il miglioramento delle attività produttive. Sarà svolto un lavoro puntuale di ricognizione delle soluzioni tecnologiche e organizzative che possono ridurre le cause di inquinamento di sorgenti di rischio che sono evidenziate nelle perizie e che emergono anche dal monitoraggio effettuato a valle dall’autorizzazione integrata ambientale.
Va notato che oggi è disponibile un elemento in più al quale fare riferimento perché è, appunto, entrata in vigore la nuova normativa tecnica di riferimento europeo che stabilisce le migliori tecnologie disponibili per l’attività industriali in Europa, che sono anche il riferimento obbligatorio per le procedure di autorizzazione. Già nei prossimi giorni si svolgerà una riunione tecnica per esaminare le azioni che consentano concretamente di avviare il processo di messa in sicurezza e di bonifica dei siti industriali e delle altre aree comprese nel sito di interesse nazionale di Taranto.
PRESIDENTE. L’onorevole Vico, cofirmatario dell’interpellanza, ha facoltà di replicare.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, ho ascoltato con attenzione la risposta all’interpellanza. Mi permetterò rapidissimamente di rappresentare a lei, al Ministro e al Governo italiano di quale contesto stiamo parlando, da cui ritengo non si possa assolutamente prescindere. Taranto è una città industriale al servizio dell’economia nazionale, voluta dai Governi post-unitari fino ai giorni nostri. Fin dalla fine del 1800 nasce l’arsenale della Marina militare ancora operativo; durante il Fascismo si sviluppa la cantieristica sia militare che civile e nel secondo dopoguerra si aggiungono l’acciaio pubblico, il cemento pubblico e la raffinazione pubblica. Solo nella seconda metà degli anni Novanta del secolo passato, l’acciaio e il cemento vengono privatizzati e, negli ultimi 15 anni, in questa grande città, accanto al porto industriale si è aggiunto positivamente il porto hub di transhipment e, infine, il grande stabilimento di avionica di Alenia che costruisce parti del Boeing 787 Dreamliner. Insomma, se mi consente, onorevole sottosegretario, nel sistema industriale di Taranto lavorano circa 30 mila persone, di cui 14 mila solo in Ilva. E, allora, mi permetto di dire, di chiedere che venga usato un certo approccio al Governo e mi riferisco anche ad un successivo rapporto tra il legislatore, le rappresentanze territoriali ed il Governo medesimo, sia in quest’Aula che ad altri livelli, rapporto, doveroso, che il Ministro ha già avviato. Stiamo parlando della storia di una città industriale italiana, che si chiama Taranto. Mi sono permesso – spero di essere stato chiaro con umiltà di rappresentazione – di offrire un contesto, perché dentro quel contesto le questioni che sono davanti a noi, come le hanno riferite i colleghi Mariani, Bratti e gli altri firmatari dell’interpellanza urgente, hanno posto un evento dentro un contesto.
L’evento dentro il contesto assegnato e governato dall’autorità giudiziaria avrà i suoi esiti e i suoi sviluppi in ordine agli incidenti probatori già conclusi e a quelli che sono ancora in corso. Il punto che nella replica mi permetto di riproporre al Governo: è importante e significativo che si annunci, in ordine alle novità provenienti esclusivamente dalla perizia chimica per l’autorità giudiziaria e ovviamente anche da quella epidemiologica per altri aspetti, che esistono le condizioni reali e concrete per la riapertura e l’autorizzazione AIA, se ho inteso bene anche dalle dichiarazioni rese dal Ministro Clini in alcune agenzie ieri, a Bari.
Penso in questo momento che questa adesione e questa informazione che ci viene resa come risposta sia un punto molto importante perché le questioni in quella città italiana e industriale che si chiama Taranto pongono il grande problema di come portare a sintesi positiva il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Questo è il punto più delicato che – me lo auspico assieme ai colleghi -, se segnasse positivamente l’annuncio della riapertura dell’AIA, ovviamente restituirebbe all’intera comunità di chi lavora e di chi vive in quel territorio gli elementi dell’impegno delle istituzioni e del rispetto delle leggi e ovviamente anche della nuova normativa europea a cui lei ha fatto riferimento.
Tuttavia mi permetto già di porre in agenda, oltre alle richieste avanzate dal presidente della regione, dal sindaco di Taranto e dal presidente della provincia nel più recente incontro di ieri, la necessità di addivenire ad un coordinamento tra il suo dicastero e quello dello sviluppo economico al fine di avere davanti in maniera esplicita e chiara gli elementi asimmetrici e di contraddizione non solo in relazione all’AIA che si riapre, ma in ordine alle tante questioni antiche alle quali l’onorevole Mariani nelle sue conclusioni ha fatto riferimento, che appunto si chiamano bonifiche e aggiungerei anche i dragaggi. Ma non è questa la sede più adatta se non quella di richiamare alla nostra memoria una serie di questioni che sono l’agenda del Governo Monti, del Governo italiano e dei suoi Ministeri, soprattutto in quella città che diviene il simbolo italiano e industriale. Mi permetto di dire, apprezzando le conclusioni di cui ella ha fatta menzione, che stiamo parlando del simbolo del rapporto tra istituzioni e comunità, tra politica e comunità, tra lavoro e ambiente, tra industria e salute. Non c’è nulla di retorico nelle mie parole, ma soltanto un auspicio cui teniamo e a cui penso che come gruppo del PD lavoreremo ma non è esclusivo patrimonio del gruppo del PD.

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