Ilva, Legambiente: “Ecco i 26 punti irrinunciabili per nuova Aia”

All’indomani della riapertura formale dell’AIA, Legambiente presenta i 26 punti irrinunciabili per la nuova AIA all’ILVA di Taranto, già esposti al ministro dell’ambiente Corrado Clini e ai rappresentanti degli Enti Locali. Il 29 febbraio Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha scritto al Ministro Clini una lettera in cui presentava in sintesi la situazione dell’ILVA di Taranto e chiedeva la riapertura dell’AIA alla luce degli ultimi avvenimenti e in particolare della relazione del CTU resa nota nei giorni scorsi.

Il 9 marzo Cogliati Dezza è tornato a scrivere al Ministro inoltrando la nota anche al Presidente della Regione Vendola, al Presidente della Provincia Florido e al Sindaco di Taranto Stefano per ribadire la richiesta di riapertura dell’AIA e per presentare i punti che Legambiente ritiene irrinunciabili per la nuova AIA all’Ilva. Le richieste sono in gran parte già contenute nelle puntuali Osservazioni che Legambiente ha presentato sui tre pareri istruttori conclusivi (PIC) redatti dalla Commissione IPPC (ottobre 2009, dicembre 2010, maggio 2011).

Nella lettera si fa innanzitutto presente al ministro che il lungo iter procedurale, se da una parte ha favorito la partecipazione al procedimento di AIA, dall’altra ha di fatto consentito all’Ilva di procrastinare troppo a lungo gli interventi mirati all’abbattimento del proprio impatto ambientale, ulteriormente dilazionati – inoltre – dai tempi lunghi che l’AIA concede per l’adeguamento degli impianti alle prescrizioni. I tempi rischiano di allungarsi ancora poiché a dicembre 2011 l’Ilva ha presentato un ricorso al TAR di Lecce avverso alcune prescrizioni dell’AIA con l’evidente volontà di “ammorbidirle” (è di sabato scorso la notizia dell’accoglimento da parte del TAR Lecce dell’istanza di sospensione inoltrata da ILVA relativamente a 3 dei 7 punti sollevati dall’azienda. La questione sarà discussa nel merito in un’udienza fissata per il 6 giugno prossimo).

Legambiente ha inoltre ricordato al Ministro gli esiti a dir poco preoccupanti delle due perizie -chimica ed epidemiologica – del CTU incaricato dal GIP Patrizia Todisco della Procura di Taranto nell’ambito dell’incidente probatorio effettuato per l’inchiesta contro l’ILVA SpA accusata, tra l’altro, di disastro ambientale, soffermandosi in particolare su quella dei chimici che evidenzia la gravità dell’inquinamento prodotto dall’Ilva attraverso una serie di puntuali analisi corredate di grafici e sulla lettera che il Procuratore Capo della Repubblica di Taranto, Francesco Sebastio, ha inviato al Ministero dell’Ambiente, alla Regione Puglia, alla Provincia e al Comune di Taranto chiedendo che gli esiti della perizia fossero valutati dagli Enti destinatari della comunicazione ”i quali sono titolari di specifici “poteri-doveri” di intervento in materia di tutela dell’ambiente e soprattutto di tutela della salute ed incolumità delle persone, da esercitare senza ritardi”.

In seguito a questa lettera, il Sindaco, il 25 febbraio scorso, ha emesso un’ordinanza in cui ordina all’ILVA di adottare entro 30 giorni il sistema di campionamento in continuo della diossina sul camino E312, di provvedere ad evitare la dispersione e al corretto smaltimento delle polveri rivenienti dai filtri ESP e MEEP del medesimo impianto che i periti hanno riconosciuto responsabili della contaminazione delle pecore abbattute, di avviare attività di realizzazione nel più breve tempo tecnicamente possibile, di adeguato sistema di abbattimento delle polveri relativo all’acciaieria, di provvedere a mettere in atto procedure operative e gestionali finalizzate a evitare o minimizzare le emissioni fuggitive nell’area batterie e di non superare la produzione di 10.000.000 di tonnellate di acciaio all’anno pena la chiusura dell’impianto.

Sono stati infine riportati al ministro alcuni dei passi salienti della relazione in particolare quello in cui i periti affermano che nello stabilimento non sono adottate “tutte le misure idonee ad evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute dei lavoratori e di terzi” e si è ulteriormente sottolineata l’importanza della perizia in quanto i periti non si limitano ad evidenziare i punti deboli dei vari impianti Ilva, ma indicano anche gli interventi necessari per ridurne l’impatto. In sintesi i periti affermano di fatto che sono necessarie misure decisamente più rigorose per contenere il massiccio carico inquinante provocato dall’Ilva. A confermare un quadro emissivo davvero insostenibile prodotto soprattutto dal polo siderurgico, sono stati inoltre segnalati al ministro i monitoraggi sul benzo(a)pirene e sulle polveri sottili. Benzo(a)pirene

Presso la centralina di via Machiavelli ubicata nel quartiere Tamburi (nelle immediate vicinanze dell’area industriale) negli anni 2010, 2009 e 2008 (i dati completi del 2011 non sono ancora disponibili) si è infatti registrato lo sforamento dell’obiettivo di qualità di 1 ng/m3 relativo al benzo(a)pirene previsto dal D.Lgs 152/07 e dall’allegato III del D.M. 25.11.1994. In base a quest’ultima normativa le città superiori a 150.000 abitanti, come Taranto, dovevano rispettare questo valore medio annuale già a partire dal 1° gennaio 1999. Nel rapporto del 4 giugno 2009 l’Arpa Puglia ha attribuito alla cokeria la responsabilità del 98% di queste emissioni. PM10 I superamenti registrati nella centralina di via Machiavelli e nella centralina di via Archimede, vista la loro ubicazione e stando a una recente perizia del CTU incaricato nell’ambito di una causa civile contro l’ILVA intentata da un condominio del quartiere Tamburi, sono imputabili prevalentemente ai parchi minerali dell’ILVA.

Data questa situazione Legambiente ritiene che con la riapertura dell’AIA si debbano prevedere, come richiesto in tutte le sedi, misure più rigorose per l’azienda che comportino l’adozione di tecnologie e pratiche operative che ne minimizzino le emissioni, attraverso un iter procedurale che garantisca la partecipazione dei cittadini e delle associazioni e che sia contestualmente rapido e trasparente. In questo contesto si impone inoltre la necessità di riavviare l’accordo di programma per le AIA e di formalizzare un altro accordo di programma relativo alle indispensabili bonifiche del SIN di Taranto.

In estrema sintesi si riporta di seguito l’elenco degli interventi più urgenti che la nuova AIA dovrebbe prescrivere allo stabilimento siderurgico dell’ILVA:

1. immediata attuazione dell’accordo di programma con relative verifiche delle AIA rilasciate in relazione all’intero contesto ambientale dell’area di Taranto;

2. il sistema di monitoraggio in continuo deve prevedere un controllo dell’Arpa Puglia non nella sola fase di trasmissione finale dei dati, ma anche in quella intermedia di elaborazione automatica degli stessi dati nel software;

3. abbattimento delle emissioni diffuse e fuggitive dell’80% come previsto nel primo parere della commissione IPPC;

4. copertura dei parchi minerali;

5. sistema di abbattimento delle emissioni sui camini della cokeria che, attualmente, ne sono tutti sprovvisti;

6. rete di monitoraggio ad alta risoluzione temporale lungo il perimetro della cokeria per le emissioni fuggitive;

7. installazione di un sensore per monitorare il grado di deformazione meccanica delle pareti dei forni delle batterie della cokeria;

8. rinuncia all’utilizzo del pet – coke nella cokeria;

9. tempi di distillazione delle batterie della cokeria non inferiori alle 20-22 ore;

10. predisposizione di sistemi di monitoraggio in continuo di IPA, BTEX e campionamento polveri nelle macchine caricatrici e sfornatrici;

11. per la valutazione emissioni visibili prevedere un monitoraggio “periodico giornaliero” rispetto a quello attualmente prescritto nell’AIA basato sulla “media mensile mobile”;

12. campionamento in continuo delle emissioni di diossina sul camino E 312 agglomerato;

13. controllo dispersione polveri (contenenti diossina) lungo l’intero processo di sinterizzazione;

14. monitoraggio e/o campionamento in continuo di macro e micro inquinanti presso gli impianti maggiormente inquinanti;

15. campionamento e monitoraggio in continuo degli scarichi idrici da effettuarsi a piè di impianto e non dopo miscelazione con acque di processo e di raffreddamento nella parte terminale dei due canaloni;

16. utilizzo reflui dei depuratori Gennarini e Bellavista eliminando il prelievo di acqua dai fiumi Sinni e Tara;

17. chiusura definitiva AFO 3;

18. riconversione a metano della CET 2 con eliminazione dell’utilizzo di olio combustibile;

19. rapido adempimento alle prescrizioni del certificato antincendio;

20. controllo efficacia del sistema di depolverazione secondaria installato su ACC/2 e relativi eventuali interventi di adeguamento, adeguamento o sostituzione dell’impianto di depolverazione attualmente installato su ACC/1, nonché misure atte a ridurre drasticamente il fenomeno dello “slopping”;

21. installazione sulle torce delle acciaierie di sistemi di prelievo dei gas con idonei sistemi di monitoraggio in continuo dei parametri portata, CO e temperatura di combustione; di un sistema atto ad impedire l’ingresso di aria nel corpo della stessa torcia e di smokeless per migliorare la combustione e ridurre le emissioni di residui carboniosi (fumate nere);

22. sostituzione di scaricatori dotati di benne con scaricatori continui per l’estrazione del materiale dalle stive delle navi;

23. istituzione tavolo tecnico per verificare fattibilità modifiche impiantistiche nel ciclo produttivo come Corex o Finex;

4. autorizzazione con limite di 9 milioni di tonnellate all’anno di acciaio da ridurre gradualmente negli anni a seguire con relativo accordo di programma di salvaguardia occupazionale;

25. piano dettagliato di sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti;

26. chiusura delle procedure relative a caratterizzazione, analisi di rischio e bonifica delle aree rientranti nel SIN con stipula a breve di un accordo di programma.

Comunicato stampa – Legambiente

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