Inquinamento Ilva, la ritirata spagnola di istituzioni e sindacati

TARANTO – All’indomani della pubblicazione dei dati contenuti nella perizia epidemiologica, affidata a tre specialisti nell’ambito dell’incidente probatorio nell’inchiesta in corso nei confronti dell’Ilva Sp., consegnata ieri presso la Procura di Taranto, è iniziata la lenta, prevedibile ma inesorabile “ritirata spagnola” da parte delle nostre Istituzioni. Seguiti a ruota, ovviamente, dai sindacati. D’altronde, una volta che la perizia dei medici epidemiologi, che sarà discussa in camera di consiglio nell’udienza del 30 marzo, ha accertato l’esistenza di una possibile connessione tra le malattie, le morti causate da tumori e l’inquinamento prodotto dalle emissioni dagli impianti industriali dell’Ilva, lo spazio per proclami, annunci, rivendicazioni e quant’altro è finito. Per tutti.
Breve, ma fondamentale premessa: se qualcuno al di là e al di qua del muro di cinta dell’Ilva, pensa che questa redazione sia “in festa” dopo i dati venuti fuori dalla perizia medica, si sbaglia grossolanamente. Noi per primi, pur consapevoli di aver sempre agito col massimo della correttezza nel denunciare dati alla mano come grande industria, istituzioni, sindacati e compagnia cantante fossero responsabili e corresponsabili del disastro ambientale e sanitario di Taranto, abbiamo sperato sino all’ultimo di essere smentiti dai fatti. E il fatto di aver avuto “ragione” è, soltanto in minima parte, una specie di lontana soddisfazione. La nostra è un’operazione di verità e denuncia che vuole portare questa città ad ottenere giustizia, compiendo insieme un percorso che dovrà ridisegnare una città nuova, diversa, libera dai fumi e dai veleni della grande industria.
Ciò detto, torniamo alla “triste cronaca” che ci riserva la quarta puntata della soap opera in corso da una settimana a questa parte, che vede coinvolti nel ruolo di attori protagonisti, il Comune di Taranto, la Provincia, la Regione, i sindacati e l’Ilva. Nella giornata di ieri, infatti, si è svolto un incontro a Palazzo di Città, tra il Sindaco di Taranto ed i Segretari Generali di Cgil, Cisl, Uil e Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil: tutti insieme allegramente per fare il punto “sulla vertenza ambientale nel territorio ionico e per rimarcarne le tappe più significative rese possibili dalla politica di concertazione posta in essere, negli ultimi anni, grazie alla corresponsabilità ed alla coesione dei soggetti della rappresentanza istituzionale, sociale, professionale, associativa“.
Per fortuna che ci sono loro che hanno preso in mano la situazione di Taranto, attraverso responsabilità e concertazione sociale e politica: altrimenti chissà dove saremmo a quest’ora… Il bello è che a questi incontri, i nostri, se la cantano e se la suonano come al solito senza alcun contradditorio. E solo in questo modo possono bearsi dei tanti risultati raggiunti sulla strada che porta all’obiettivo finale: quella futura eco-compatibilità dei sistemi industriali presenti sul territorio (“che vanno confermati e salvaguardati“) che sarà in grado di unire “ambiente, salute e lavoro”.
Solo in un contesto simile, infatti, si possono portare come risultati raggiunti  “la legge anti-diossina, l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata all’Ilva, il contenimento dei livelli di benzo(a)pirene e di Pm10“: ce ne fosse uno, tra questi, che abbia portato i risultati sperati. I livelli massimi consentiti in un anno sia per il PM10 che il benzo(a)pirene sono stati superati anche nel 2011. La legge anti-diossina è circondata da un’aurea quasi divina, visto che nel 2011 è stato “rispettato” il limite di emissione di diossina e furani (0,4 nngr/m3) previsto dalla legge per quanto concerne il camino E-312, grazie a quattro campagne di rilevamento portate a termine da Arpa Puglia, senza che nessuno osi mettere in dubbio il fatto che un dato rispondente ad appena 72 ore nei confronti di un impianto che funziona a ciclo continuo h24, sia da un punto di vista scientifico quanto meno dubbio.
Per non parlare del fatto che tali campagne, chissà poi perché, non avvengono mai nelle ore notturne né durante i mesi estivi: momenti molto critici per l’ambiente, sia da un punto di vista di assenza di controlli (la notte) che per quanto concerne l’impatto degli inquinanti (l’estate si registrano spesso i valori più alti). Per non parlare poi dell’A.I.A., che avrebbe dovuto prevedere prescrizioni ben più serie e restrittive e che all’epoca dei fatti (ovvero appena il luglio scorso) venne salutata con giubilo dalle parti in questione. Ora, da un lato abbiamo un Sindaco che emette un’ordinanza nella quale intima all’Ilva di correre ai ripari proprio su quelle criticità dove l’A.I.A. è stata alleggerita, dall’altro abbiamo i sindacati che per mesi hanno salutato come un loro storico risultato dopo anni di lotte (?) il rilascio dell’A.I.A. per poi affermare adesso, soltanto dopo le denunce della perizia dei chimici e dei medici epidemiologi, che bisogna “ripartire dai contenuti dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata all’Ilva perché siano focalizzati i punti critici, come emerso dalla perizia depositata al Tribunale di Taranto, intervenendo immediatamente  sulle stesse criticità per rimuoverle, accelerando e nel caso migliorando (barrieramento dei parchi minerali) gli stessi interventi previsti dall’AIA“.
Omettendo, ovviamente, che ad esempio il barrieramento non risolverà il problema della dispersione delle polveri sottili che saranno ridotte del 50% senza però riuscire a trattenere il PM 10 e il PM2,5, inquinanti che hanno trovato posto, guarda un po’, nella perizia degli epidemiologi come causa di morte proprio per la popolazione del quartiere Tamburi e del Borgo, i più esposti all’emissione e alla dispersione incontrollata delle polveri provenienti dal siderurgico. Gli stessi sindacati hanno poi dato atto “al Sindaco dell’opportunità colta con l’ordinanza per accelerare e rendere più efficaci gli interventi necessari“, senza però specificare che per portare a termine tali interventi ci vogliono molto più dei 30 giorni previsti nell’ordinanza, oltre che una montagna di soldi che il siderurgico non pare affatto intenzionato ad investire.
Sindaco e sindacati poi, esprimono il loro “analogo giudizio positivo sull’azione della Magistratura ionica, cui si è ribadita la totale fiducia insieme con l’incoraggiamento a svolgere con serenità, come sempre, il proprio delicato lavoro in ordine alle responsabilità da individuare, grazie anche all’operazione-verità resa possibile dalle sinergie in atto con il mondo scientifico, circa i guasti ambientali che hanno colpito e offeso Taranto nel corso degli ultimi decenni“: cioè, si fanno i complimenti alla magistratura per un’azione che Istituzioni e sindacati in primis avrebbero dovuto portate avanti in tutti questi anni., guardandosene invece molto bene dal praticare.
E siccome siano all’interno di una grande commedia, i protagonisti hanno l’obbligo teatrale di non allontanarsi troppo dal copione previsto, rispettato in pieno anche dall’Ilva. Per questo Sindaco e sindacati ribadiscono tutto ciò “sarà possibile solo ponendo in essere atteggiamenti e strategie dialoganti, le stesse che hanno prodotto i buoni risultati finora conseguiti in materia di tutela ambientale, di salute e di sicurezza dei lavoratori“. E proprio perché tutto questa realtà è anche e soprattutto merito loro, “i rappresentanti sindacali hanno ufficializzato la loro richiesta di partecipare a tutti i livelli di incontro dove il dialogo sociale ed inter/istituzionale sui temi concernenti i processi di ambientalizzazione in atto sarà esercitato e, perciò, anche nelle sedi Ministeriali laddove occorre che venga rilanciato con opportuna urgenza il confronto sulle bonifiche e sui risarcimenti“. Ovviamente il tutto andando a bussare alla porta di quel Governo che dopo non aver ricevuto Sindaco e Presidente della Provincia, ora attui “un compiuto sostegno, perche sia confermato un presente e sia costruito un futuro economico, sociale ed occupazionale di Taranto“.
Ovviamente, non si è affatto riferimento alcuno a quanto denunciato dai periti chimici e da quelli medici: la lenta “ritirata spagnola” dalle proprie responsabilità è appena cominciata.
Gianmario Leone

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