“La Val d’Agri non è la Libia d’Italia e il bancomat regionale” – Il resoconto dell’assemblea pubblica

Lo scorso 27 gennaio, alle ore 17.30, presso la sala convegni del Consorzio di Bonifica Alta Valle dell’Agri, in Villa D’Agri (PZ), si è tenuta un’assemblea pubblica indetta dal Comitato delle Associazioni Lucane “La Locomotiva”.  Alla presenza di numerosi cittadini, esponenti del mondo sindacale e lavoratori dell’area industriale di Viggiano, associazioni di categoria, consorzi di produttori, imprenditori locali operanti nel settore primario, turistico e dei servizi, si è svolta una discussione sulle condizioni ambientali, sanitarie ed economiche della Valle dell’Agri, e sui previsti aumenti di produzione delle attività petrolifere (art. 16 del decreto liberalizzazioni).

L’Assemblea, preso atto:

-che molteplici studi, ricerche e report documentano una situazione sanitaria ed ambientale critica, meritevole certamente di ulteriori, immediati ed altamente qualificati approfondimenti, segnatamente in relazione alle ingenti e preziose risorse idriche, risultate inquinate nel caso dei piezometri posti nel centro Olio di Viggiano, nonché nel caso del lago del Pertusillo;

-che le numerose famiglie che vivono nei pressi del Centro Olio sono costrette, senza alcuna forma di ristoro, a subire da lungo tempo seri danni alle colture, agli immobili ed alla qualità della vita, senza che, tra l’altro, sia mai stato adottato per tale area un Piano partecipato di emergenza in caso di incidente al Centro;

-che le industrie allocate nei pressi del Centro Olio hanno denunciato gravi incidenti di intossicazione, segnalato condizioni di lavoro sempre più compromesse da un contesto di scarsa qualità e richiesto l’adozione immediata di strumenti idonei e specifici alla tutela preventiva e conservativa della salute e della sicurezza di tutta l’area industriale, nonché di un contratto di Sito quale ulteriore forma organica di promozione del diritto al lavoro e alla salute;

-che il settore primario, in particolare l’ortofrutta, la zootecnia e la viticoltura, temono il diffondersi di una possibile psicosi incentrata sull’idea che i prodotti valligiani siano inquinati, il che cagionerebbe, come già accaduto per le aziende limitrofe al Centro Olio, gravi ed insostenibili perdite d’immagine e di profitto in un ambito produttivo già attraversato da una profonda crisi;

-che le attività turistiche, agrituristiche e ricettive, che intendono fare tesoro delle opportunità determinatesi dall’istituzione del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, vedono compromessa ed in taluni casi del tutto stroncata la propria immagine di esercenti in un ambiente non più salubre ed incontaminato, come richiesto dal turismo verde, oggi sempre più diffuso;

-che in molte regioni italiane (ad es. in Lombardia – Valle del Curone ed in Abruzzo e, più di recente, in Veneto) ed in numerose aree della stessa Basilicata, le popolazioni, le associazioni e gli enti locali, si sono opposte allo sfruttamento degli idrocarburi, ritenendo tale attività, come nel caso del Vulture e del Marmo-Platano, assolutamente incompatibili con le vocazioni turistiche ed agrarie;

-che gli accordi di programma sul petrolio sottoscritti da Regione e Stato nel 1998 attendono ancora di essere pienamente attuati in relazione alle contropartite previste per la Valle dell’Agri, come nel caso dell’Avio-supeficie di Grumento Nova, finanziata ma mai realizzata, salvo per quello che concerne l’impiego delle Royalties spalmate sull’intero territorio regionale;

-che la rete di monitoraggio prevista sin dal 1988 non è stata ancora del tutto messa in opera, il che significa che la metodologia e la tecnologia per il controllo ambientale sinora in essere, al cospetto del più grande Centro Olio dell’Europa Continentale, non sono in grado di garantire dati di qualità, pregiudicando ulteriormente l’identità delle Agenzie pubbliche di controllo già messe in crisi dalla nota vicenda dell’inceneritore “Fenice” del Vulture, nonché il ruolo e la funzione dell’Osservatorio Ambientale, inaugurato con oltre 10 anni di ritardo, ma tuttora, di fatto, inattivo;

-che il Piano Operativo Val d’Agri, destinatario delle Royalties per lo sviluppo territoriale in cui ricadono le estrazioni, è stato finanziato unicamente per il triennio 2003-2005, mentre le risorse recenti sono state dirottate altrove, a fronte di un chiaro stato di crisi della Valle, come mostrano i tassi di occupazione e di emigrazione, specie giovanile, nonché di mortalità imprenditoriale;

Tutto ciò premesso, l’Assemblea dichiara:

-inaccettabile l’ipotesi di aumento di produzione di idrocarburi in Valle dell’Agri, così come indicato nel decreto Monti sulle liberalizzazioni, art. 16 “Sviluppo di risorse energetiche e minerarie nazionali strategiche”, e dal Memorandum sottoscritto il 29 aprile 2011 a Roma da Regione, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero della Ricerca Scientifica;

Tutto ciò considerato, l’Assemblea all’unanimità richiede:

la sospensione immediata del Memorandum e la moratoria per ogni attività petrolifera in Valle dell’Agri e in Basilicata, affinché il territorio non sia più considerato né la Libia d’Italia né il Bancomat regionale, e possa proseguire lungo la strada dello sviluppo di qualità già tracciato dalle generazioni precedenti e possa essere ancora tale per le generazioni future.

Be the first to comment on "“La Val d’Agri non è la Libia d’Italia e il bancomat regionale” – Il resoconto dell’assemblea pubblica"

Tinggalkan komentar