Mar Piccolo, una discarica di veleni. I dati dell’Ispra sulla caratterizzazione

TARANTO – L’alta concentrazione di policlorobifenili nei molluschi è solo una faccia dell’inquinamento che interessa il primo seno di Mar Piccolo. Dal 22 luglio scorso, data in cui è scattato il divieto di prelievo e vendita dei mitili, si parla solo di Pcb ma nei sedimenti di quest’area abbondano altre spiacevoli presenze, l’amaro frutto di decenni di attività industriali e cantieristiche.
La conferma arriva da un documento dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), prodotto nell’agosto 2010 ma ancora poco conosciuto, contenente elaborazione e la valutazione dei risultati della caratterizzazione di un parte del Mar Grande (definito II lotto) e del Mar Piccolo, un lavoro che mira all’individuazione degli opportuni interventi di messa in sicurezza e bonifica del Sito di Interesse Nazionale di Taranto.
Le attività sono state suddivise in due distinte fasi. La prima, iniziata a luglio 2009 e terminata ad agosto 2009, ha riguardato il rilievo topografico della linea di riva; le indagini geofisiche e geomorfologiche; l’elaborazione e restituzione dei dati; il campionamento e l’ analisi sul biota. La seconda fase, iniziata a ottobre 2009 e terminata a maggio 2010, ha riguardato le indagini relative alla ricerca di eventuali ordigni bellici; il campionamento dei sedimenti; le analisi di laboratorio.
Facendo scorrere le novanta pagine della relazione, piena di mappe e dati, salta subito all’occhio l’immagine relativa alle concentrazioni di mercurio rilevate nello strato dei sedimenti 0-50 cm del primo seno del Mar Piccolo. L’estesa area colorata di rosso fa emergere una situazione di particolare criticità. E’ la stessa relazione dell’Ispra a spiegarlo: «Per quanto concerne metalli ed elementi in tracce è il Mercurio (Hg) l’elemento per il quale si osservano non solo numerosi superamenti del valore di intervento (0,8 mg/kg s.s.), ma anche superamenti diffusi del valore limite della colonna B Tab.1 del D.Lgs. 152/06».
Continua l’Ispra: «La contaminazione più rilevante in termini di estensione superficiale ed in termini di concentrazioni maggiori, interessa tutto lo spessore di sedimento indagato del primo seno. In particolare, nel livello superficiale risultano contaminati i sedimenti dell’area adibita a mitilicoltura A (per tutto lo spessore indagato 0-50 cm) e quelli presenti nel canale che va dal Ponte Girevole al Ponte Punta Penna Pizzone, mentre nei livelli sottostanti si individuano ancora alcuni superamenti di colonna B Tab.1 del D.Lgs. 152/06 nell’area delle banchine ex-Genio e nell’area esterna compresa tra le aree adibite a mitilicoltura A e C».
Dall’osservazione dei risultati analitici relativi all’area indagata, emerge uno stato di qualità ambientale complesso, caratterizzato principalmente dalla presenza di inquinanti inorganici, in concentrazioni anche elevate, che interessa tutta l’area del primo seno e buona parte dell’area afferente al II Seno. «Tale contaminazione, relativa  prevalentemente a metalli ed elementi in tracce quali Mercurio (Hg), Zinco (Zn), Rame (Cu) e Piombo (Pb) – si legge nella relazione – è stata riscontrata nei sedimenti superficiali in maniera diffusa; limitatamente al Mercurio, la contaminazione si estende sino ad interessare tutto lo spessore indagato (2 m). La presenza di composti organici risulta molto meno evidente».
Ad un certo punto è inevitabile incontrare un termine diventato familiare a tutti i tarantini: «Per quanto concerne i composti organici, come già riportato in precedenza, la loro presenza risulta essere molto meno determinante rispetto ai metalli ed elementi in tracce ed è dovuta principalmente alla presenza di Policlorobifenili (PCB). Per tale classe di composti, i superamenti del valore di intervento (0,190 mg/kg s.s.) interessano principalmente il livello superficiale, con un paio di superamenti del valore soglia di colonna B tab. 1 del D.Lgs. 152/2006 (concentrazione massima
rilevata pari a 171 mg/kg s.s. – TA04/0739), ed i livelli profondi solo in prossimità delle Banchine ex-Genio»-

Fin qui i dati sui sedimenti del primo seno di Mar Piccolo. Va detto, però, che anche quelli relativi al Mar Grande offrono motivi di inquietudine. Leggi qui http://www.inchiostroverde.it/news/ispra-una-relazione-dellispra-spiega-quanto-e-contaminato-il-mar-grande.html

Alessandra Congedo

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